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STALKING

DONNE VITTIME DI STALKING E HEALTH CARE PROFESSIONAL: ANALISI DEL FENOMENO E STRATEGIE DI INTERVENTO

Daniela Acquadro Maran (PhD, ricercatrice, coordinatrice della ricerca, docente di Psicologia del Mobbing, Harassment e Stalking per il CdLM Psicologia – Facoltà di Psicologia, Università degli Studi di Torino)

Massimo Zedda (psicologo, collaboratore alla ricerca)

Valentina Pristerà (dottoressa in psicologia, collaboratrice alla ricerca)

Monica Bellito (tesista, CdlM Psicologia Criminale e Investigativa)

Stefano Cerri (tesista, CdlM Psicologia Criminale e Investigativa)

Federica Corsiglia (tesista, CdlM Psicologia Criminale e Investigativa)

 

Per contatti:

Daniela Acquadro Maran

Dipartimento di Psicologia – Via Verdi 10 – 10124 Torino

0039-011-6702487 – acquadro@psych.unito.it(link sends e-mail)

 

 

Lo stalking rappresenta una forma di aggressione messa in atto da un persecutore che irrompe in maniera ripetitiva, indesiderata e distruttiva nella vita privata di un altro individuo, con gravi conseguenze fisiche e psicologiche (Gargiullo e Damiani, 2008).

Il fenomeno per definirsi tale presuppone la co-presenza di tre componenti/fattori: un molestatore/stalker, una vittima/stalking victim, una serie di comportamenti intrusivi ripetuti nel tempo. Le ricerche condotte in ambito internazionale rilevano che la maggioranza dei comportamenti assillanti vengono messi in atto da partner o ex partner di sesso maschile (70% dei casi), con un’età compresa tra i 18 e i 25 anni quando la causa è di abbandono o di amore respinto o superiore ai 55 anni quando ci si trova di fronte ad una separazione o ad un divorzio. I comportamenti intrusivi sono tesi alla ricerca di un contatto; tra questi, i più diffusi sono le telefonate, lettere, e-mail, invio di doni, appostamenti, minacce e aggressioni (fisiche o sessuali). Per quanto riguarda la vittima, le ricerche indicano che l’80% sono donne con un’età compresa tra i 16 e i 30 anni (Mullen e Pathè, 2002) anche se alcuni tipi di persecuzione, quali ad esempio quelle legate al risentimento o alla paura di perdere la relazione che nasce dall’essere respinti, coinvolgono principalmente donne con età compresa tra i 35 e i 44 anni. La vittima percepisce i comportamenti assillanti come spiacevoli, disturbanti, lesivi e inquietanti a cui seguono risposte difensive di tipo comportamentale (cambiamenti nella vita quotidiana, del numero di telefono, delle attività sociali, del lavoro ecc.) a cui possono essere correlati disturbi di tipo psicologico (ansia, depressione…).

Tra le categorie vittimologiche maggiormente a rischio vi sono le donne e le professioni d’aiuto (health care professional - HCP). Questi dati emergono sia da ricerche svolte in Paesi quali USA, UK, Australia, che da ricerche svolte in Emilia Romagna (Ci riferiamo al Modena Group on Stalking - che ha messo a punto uno strumento per rilevare il fenomeno. I dati ottenuti dal Modena Group on Stalking in Regione Emilia Romagna saranno utili per il confronto con la realtà locale, mentre è previsto l'utilizzo di un diverso strumento).

In particolare, da una ricerca condotta nel 2006 da Ashmore, Jones, Jackson a Smoyak risulta che le donne che lavorano come HCP sono più soggette a stalking (78.6% contro il 21.4% di uomini). Gli studiosi concordemente hanno individuato almeno due possibili spiegazioni all'incidenza dello stalking per le/gli HCP: 1) queste professioniste e questi professionisti entrano in contatto con i bisogni profondi di aiuto delle persone e possono più facilmente diventare oggetto di proiezioni, affetti, relazioni interiorizzate; 2) lo stalking può essere una domanda di attenzione o una ricerca di rivalsa (attribuzione di responsabilità di problematiche di varia natura). 

Per quanto riguarda la popolazione in generale, anche in questo caso la differenza di genere incide sulla percentuale di rischio di stalking: le donne – come riportato precedentemente - risultano maggiormente a rischio in quanto esposte a molestie perpetuate a seguito di interruzione di un legame sentimentale.

 

Obiettivo

L'obiettivo del progetto di ricerca è stato duplice:

  1. 1) indagare il fenomeno stalking che colpisce le/gli HCP (psicologi, psichiatri, medici, insegnanti, educatori, assistenti sociali, ecc.), le caratteristiche dello/a stalker, le conseguenze (fisiche e psichiche) sul singolo individuo e sul contesto di appartenenza, l'evoluzione del caso (interruzione dello stalking o meno, coinvolgimento delle forze dell'ordine...). Una particolare attenzione è stata posta alla differenza di genere dei professionisti che possono essere vittime di stalking;
  2. 2) indagare se nei Paesi in cui vi è una legge a tutela dello stalking vi siano differenze nel fenomeno (incidenza, modalità, ecc.) rispetto ad altri Paesi dove non vi è un normativa specifica (Luberto, 2003); per questo motivo sono state messe a confronto le esperienze di cittadini e cittadine italiane con le esperienze di cittadini e cittadine spagnole. Una particolare attenzione è stata posta alla differenza di genere correlata con l’evoluzione del caso di stalking: l’obiettivo era di indagare l’esistenza di una maggiore propensione alla denuncia del fenomeno quando è presente una specifica normativa a tutela della vittima.

 

Ipotesi

In accordo con la letteratura, le ipotesi che sostengono il progetto sono duplici:

  1. 1) le/gli HCP quando soggetti a fenomeni di stalking non denunciano l'accaduto in quanto alla spiegazione del comportamento dello stalker vengono attribuiti senso e significato legati alla dinamica relazionale che si instaura con il paziente/utente;
  2. 2) i cittadini e le cittadine che vivono in un Paese in cui vi è una legge che riconosce il fenomeno stalking sono maggiormente predisposte a riconoscere i comportamenti molesti e quindi a denunciarli.

 

 

Metodologia

E’ stato utilizzato il Sheridan Questionnaire on Stalking (2003). Sheridan (Università di Leicester, UK) ha creato un questionario per approfondire la conoscenza del fenomeno stalking al fine di comprendere la risposta dei vari servizi presenti sul territorio (il sistema di giustizia, la professione medica, mezzi di comunicazione) ed aumentarne la qualità. Il questionario si compone di 8 sezioni.

La prima parte del questionario (sezione I e II) è rivolta alla raccolta di informazioni socio-anagrafiche sulla vittima e sullo stalker (l’età, il sesso, l’etnia, la residenza, lo stato civile, la professione), mentre la sezione III – about the stalking- rileva informazioni sull’esperienza di stalking. S’indaga sull’inizio, la durata e l’eventuale fine della campagna di molestie, il rapporto esistente tra stalker e vittima (ex partner, colleghi di lavoro, sconosciuti) e la causa che ha dato inizio alle condotte indesiderate tra cui la fine di un rapporto o un rifiuto.

Vengono valutate altresì, la tipologia di comportamenti messi in atto (invio di lettere, mail, telefonate, minacce, aggressioni etc.) con la relativa frequenza (una volta al giorno, più di tre volte a settimana, una volta al mese, meno di una volta al mese.).

La sezione IV - responses for others- rileva la risposta da parte di terze persone (amici, familiari) e dei servizi (Polizia, avvocati, servizi per il sostegno delle vittime) e l'incidenza dell'intervento sui comportamenti dello stalker.

La sezione V - your recommendations – prende in esame il pensiero e l’opinione della vittima sulla conoscenza da parte della polizia del fenomeno stalking e sulle loro modalità di gestione dei casi, mentre la sezione VI - support for victims of stalking/harassment – valuta i servizi alle vittime.

La sezione VII –your responses- è incentrata sulle modalità di risposta comportamentali e psicologiche delle vittime mentre la VIII - the effects of stalking - sugli effetti a breve e a lungo termine delle condotte moleste.

Il questionario è stato tradotto e adattato per gli scopi della ricerca. Rispetto al questionario originale la versione da noi messa a punto non indaga la sezione VI in quanto in Italia ancora non esistono servizi a supporto di vittime di stalking. Nella sezione I è stata inserita una domanda che discrimina coloro che sono stati vittime di molestie assillanti e chi invece non reputa di essere stato vittima. Nel primo caso vi è la richiesta di compilare la sezione II e a seguire tutte le restanti sezioni. Nel secondo caso vi è la richiesta di compilare la sezione VIII: una sezione finale (che non è presente nel questionario di Sheridan) in cui si lascia spazio ai soggetti per inserire un commento sul fenomeno e/o sulla propria esperienza.

Il questionario è anonimo e i dati verranno utilizzati esclusivamente ai fini della ricerca seguendo le procedure della normativa vigente sulla privacy e sul trattamento di dati sensibili.

 

Campione

Per il primo obiettivo dell’indagine il campione di convenienza è costituito da 100 HCP. Il questionario era destinato a tutti le/gli HCP, uomini e donne, a cui è stato chiesto di restituire il questionario che siano state vittime o meno di stalking. Questa procedura permette di rilevare l’incidenza del fenomeno in questa categoria vittimologica. Dopo una iniziale somministrazione, ne sono seguite altre per ottenere un campione di 100 HCP vittime di stalking, in modo tale da indagare nello specifico modalità, incidenza, strategie di fronteggia mento, ecc.

Per il secondo obiettivo dell’indagine il campione era costituito da pari numero di cittadini/e italiani e spagnoli (100 per ciascun gruppo). 

 

Risultati attesi e ricadute

I risultati sono sul breve e sul lungo periodo. Sul breve periodo la somministrazione ai diversi soggetti permette di validare lo strumento. Sul lungo periodo, la ricerca potrà contribuire ad individuare strategie territoriali di prevenzione e di gestione dello stalking. Ricordiamo che il fenomeno è ancora poco conosciuto e indagato sul territorio nazionale. Descrivere e analizzare lo stalking che colpisce le/gli HCP può aiutare la comunità scientifica e di professionisti a prestare maggiore attenzione ai comportamenti molesti. Analizzare la percezione del fenomeno nei cittadini può contribuire a comprendere l’influenza della presenza di una legge che tutela il diritto. Riconoscere il fenomeno può contribuire a prevenire l'insorgere e il manifestarsi di comportamenti che possono incidere sulla vita privata e professionale in particolare delle donne che – dai dati di ricerche internazionali – risultano maggiormente a rischio. Informare adeguatamente le/gli HCP può rappresentare una prevenzione primaria sui rischi professionali a cui possono essere soggetti. Lo stesso si può dire dei cittadini e delle cittadine: informare adeguatamente sui diritti può rappresentare una prevenzione primaria del fenomeno.

La ricaduta sul territorio riguarda la possibilità di creare una rete di enti locali, associazioni, istituzioni pubbliche e private che in sinergia possono intervenire efficacemente per diffondere cultura volta alla tutela della persona.

 

Per approfondimenti:

ARAMINI M. (2002)Lo stalking: aspetti psicologici e fenomenologici, presente in G. Gulotta, S. Pezzati, “Sessualità, diritto, processo”, Giuffrè, 2002, pag. 495-539.

ASHMORE R., JONES J., JACKSON A., SMOYAK S. (2006). A Survey of Mental Health Nurses’ Experiences of Stalking, in Journal of Psychiatric and Mental Health Nursing, 13, 562-569.

GALEAZZI G.M., CURCI P. (2001). La sindrome del molestatore assillante (stalking): una rassegna, in Giornale Italiano di psicopatologia, 7, 434-452.

GARGIULLO B., DAMIANI R. (2008). Lo stalker, ovvero il persecutore in agguato. Classificazione, assessment e profili psicocomportamentali. Franco Angeli, Milano.

MULLEN P.E., PATHÉ M. (2002). Stalking, in Crime and Justice, 29, 273-318.

SHERIDAN L.P., BLAAUW E., DAVIES G.M. (2003). Stalking: knowns and unknowns, in Trauma, violence e abuse, 148-162.

 

In allegato l'articolo “Stalking: aspetti psicologici”, redatto nel contesto del progetto di ricerca. L’articolo è stato pubblicato sulla rivista “Psicologi a confronto” dell'ordine degli psicologi.

Ultimo aggiornamento: 11/04/2024