Il CIRSDe, Centro interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere dell’Università degli Studi di Torino, dopo aver esaminato alcune dichiarazioni che sono state rese note da parte di esponenti delle Istituzioni e degli Organi chiamati a gestire l’emergenza legata alla diffusione del Covid 19 e in particolare la cosiddetta Fase due, esprime grande preoccupazione relativamente ad alcuni aspetti che sembrano non essere tenuti in adeguata considerazione.
In particolare, il timore del nostro Centro riguarda il rischio che gli aspetti sociali di questa emergenza, se considerati esclusivamente in termini sanitari ed economici, siano marginalizzati: è, infatti, già evidente che la pandemia e le misure di mitigazione e di reazione adottate hanno e avranno un ben diverso impatto sui differenti gruppi sociali. Per questo riteniamo che in Italia, come accade nel contesto internazionale, sia necessario manifestare in modo chiaro la volontà che il progetto di ricostruzione si basi su una visione inclusiva della società e dunque ugualmente attenta a tutte le sue diverse componenti.
Chiediamo pertanto che siano meglio esplicitate, nei rapporti delle diverse Commissioni chiamate a gestire l’emergenza e nelle azioni previste, le diverse ricadute che questa emergenza ha avuto e avrà sulle donne e sugli uomini di questo paese - anche considerate le carenze del sistema di Welfare italiano - e che si valutino anticipatamente i differenti impatti che tali misure comporteranno.
In particolare, sottolineiamo la necessità che le questioni di genere, unitamente alle altre differenze che connotano tutte le società contemporanee, siano trattate non come tematiche settoriali, ma in maniera trasversale, affinché le iniziative allo studio siano in grado di specificare e dettagliare i differenti bisogni, esigenze e necessità.
A tale riguardo, ribadiamo con forza l’obbligatorietà del rispetto dell’equilibrio fra i generi e della diversificazione delle competenze nella composizione dei panel decisionali e delle task force di supporto e censuriamo fermamente i criteri di nomina applicati recentemente nella designazione del Comitato Tecnico Scientifico composto “da esperti e qualificati rappresentanti degli Enti e delle Amministrazioni dello Stato che supportano il Capo del Dipartimento della Protezione Civile nelle attività finalizzate al superamento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”: tale Comitato è formato da 20 componenti, incredibilmente tutti appartenenti al solo genere maschile (per comodità di consultazione il testo dell’Ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 663 del 18 aprile 2020 con l’elenco dei 20 nominativi è riportato in allegato al presente comunicato).
Anche alla luce degli studi del nostro Centro e delle faticose conquiste che le donne hanno ottenuto negli ultimi settant’anni, riteniamo inaccettabile che nella designazione del Comitato non sia stata coinvolta neppure una donna e auspichiamo che si sia trattato di un errore e non certo di una scelta operata sul presupposto che non vi sia nel mondo scientifico neppure una donna idonea a fare parte di tale Comitato, destinato peraltro a ricoprire un ruolo centrale nella gestione e nel superamento dell’emergenza. Siffatta composizione stride pertanto con alcuni fondamentali precetti costituzionali (fra cui gli artt. 3 e 51 Cost.) e dell’Unione Europea (art. 23 CDFUE e art. 157 TFUE) in materia di parità e di equilibrio fra i generi, che fanno parte dei basilari principi di ogni democrazia. Tali principi hanno trovato recentemente pieno accoglimento anche nell’Economia italiana, con riferimento alla stessa composizione degli organi di amministrazione e controllo delle società quotate e a controllo pubblico, nelle quali è obbligatoria la presenza di almeno due quinti degli esponenti del genere sottorappresentato, costituito attualmente in Italia dalle donne.
Chiediamo pertanto, in primo luogo, che il Capo del Dipartimento della Protezione civile che ha emanato l’ordinanza e tutte e tutti coloro che hanno contribuito alle designazioni, nonché più in generale le Istituzioni a cui indirizziamo la presente, rimedino a tale grave vulnus, evitando di far compiere all’Italia e alla Scienza un passo indietro nella storia della democrazia del nostro Paese.
Chiediamo altresì che nella gestione dell’emergenza le Istituzioni e le diverse Commissioni tengano conto delle questioni di genere e delle ricadute sul sociale di ogni singola azione adottata per fare fronte all’emergenza.
Con l’augurio che donne e uomini, scienziate e scienziati, politici e politiche e cittadine e cittadini, nessuna e nessuno escluso, cooperino per il superamento dell’emergenza.
Il Comitato di gestione del CIRSDe.
Norma De Piccoli (Presidente)
Beatrice Manetti (Direttrice)
Joëlle Long (Vicepresidente)
Eva Desana
Maria Laura Di Tommaso
Silvia Novelli
Luca Rollè
Cristina Solera
Federica Turco