Comunicato stampa in merito alla questione della cosiddetta «stanza dell’ascolto» presso l’Ospedale Sant’Anna di Torino
Torino, 15 luglio 2025
La notizia
Il 3 luglio 2025, la Città della Salute e della Scienza di Torino ha annullato la convenzione con l’associazione “Centro di aiuto alla vita e movimento per la vita ‘G. Foradini’ di Rivoli odv” per la gestione, tra l’altro, della cosiddetta «stanza dell'ascolto» presso l'ospedale Sant'Anna di Torino. Secondo l’azienda ospedaliera si è trattato di un atto dovuto, in risposta alla sentenza del TAR Piemonte n. 1117 del 2 luglio 2025, che aveva accolto il ricorso dell'associazione “Se Non Ora Quando?”.
Pochi giorni dopo, l'assessore regionale alle politiche sociali e dell’integrazione socio-sanitaria ha pubblicato sui social una foto della riunione convocata per discutere della riattivazione della stanza dopo lo stop del TAR. La foto ritrae un incontro tra soli uomini che discutono della salute riproduttiva femminile.
Le motivazioni del TAR
Il TAR ha accolto il ricorso per due motivi principali.
In primo luogo, l’azienda ospedaliera non ha svolto alcuna istruttoria sulla reale idoneità delle persone volontarie individuate dall’associazione per svolgere il delicato compito di fornire informazioni e assistenza nell’ambito dell’interruzione volontaria di gravidanza, come richiesto invece dall’art. 2, comma 2, della legge n. 194/1978 e dall’art. 56 del Codice del Terzo Settore. La selezione delle e dei volontari era infatti rimessa esclusivamente al presidente dell’associazione, senza alcun controllo pubblico su formazione, competenze ed esperienza. Ciò si pone in contrasto con lo spirito della legge 194, che presuppone un intervento informativo ed equilibrato, e richiede quindi il coinvolgimento di persone effettivamente in grado di assolvere tale compito con adeguata preparazione. Non solo: l’associazione cui il personale appartiene individua tra le proprie finalità statutarie l’opposizione «alla legge 194/1978, così come ad ogni provvedimento che voglia introdurre o legittimare pratiche abortive, eutanasiche e di manipolazione intrinsecamente soppressive della vita umana». Tale preclusione, secondo il TAR, contraddice sia quanto disposto dalla legge n. 194/1978, sia le finalità enunciate dalla medesima convenzione, che al contrario si propone di dare attuazione alla legge 194.
In secondo luogo, la convenzione attribuiva un ruolo operativo di coordinamento a FederviPA, soggetto non iscritto al RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore), come invece richiesto dall’art. 56 del d.lgs. 117/2017. Pur non essendo formalmente parte dell’accordo, FederviPA esercitava funzioni sostanziali nella sua attuazione e quindi il TAR ha ritenuto che ciò costituisse un aggiramento dei requisiti previsti dalla normativa.
Il commento
Il CIRSDe – Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere dell’Università di Torino (https://www.cirsde.unito.it), che riunisce studiose e studiosi impegnati nella ricerca e nella promozione dei diritti delle donne, prende pubblicamente posizione contro la riapertura della cosiddetta “stanza dell’ascolto” presso l’Ospedale Sant’Anna di Torino.
Le nostre ragioni sono sia di merito, sia di metodo.
Anzitutto, riteniamo che, sebbene in concreto la “stanza dell’ascolto” non sia mai stata effettivamente attivata, la sua istituzione rappresenti una presa di posizione simbolica e politica contro l’aborto, un diritto garantito alle donne dalla legge n. 194/1978. L’attività di supporto prevista, pur presentata come neutra e di aiuto alla maternità, non può essere affidata – senza adeguate verifiche di competenza, formazione e imparzialità – ad associazioni che si dichiarano apertamente contrarie alla legge 194, minando la libertà di scelta delle donne in un momento delicatissimo della loro vita.
In secondo luogo, segnaliamo con rammarico l’assenza totale di rappresentanza femminile all’incontro istituzionale in Regione Piemonte in cui si è discusso del tema: nessuna assessora, nessuna consigliera regionale, nessuna rappresentante di associazioni femministe è stata coinvolta. Nessuna voce che potesse portare lo sguardo, l’esperienza e il vissuto delle donne. Riteniamo questo un grave errore di metodo democratico, oltre che un ulteriore segnale di marginalizzazione della soggettività femminile dai luoghi decisionali che riguardano direttamente i loro diritti fondamentali.
Il CIRSDe si impegna a continuare a vigilare, a documentare e a sostenere tutte le iniziative che garantiscano l’autodeterminazione, la salute e la libertà delle donne, nella piena attuazione della legge 194 e nella salvaguardia dello spazio laico e pluralista del servizio sanitario pubblico.